sabato 28 giugno 2008

Acqua e beni comuni

Rifondazione comunista assieme al mondo dell’associazionismo e dei movimenti di questa provincia ha finora impedito la privatizzazione dell’acqua, scongiurando l’affidamento del servizio idrico integrato ad una importante società privata controllata dalla multinazionale Acea.
Una vittoria significativa ma che rischia di essere compromessa dalla nuova maggioranza, determinatasi in Parlamento dopo le elezioni, che certo cancellerà la moratoria.

È fondamentale continuare a lottare contro la tendenza alla privatizzazione della risorsa idrica: privatizzare e mercificare l'acqua è come privatizzare e ridurre a merce la vita stessa.
La gestione dell’acqua deve essere tale da eliminare gli sprechi, gli usi impropri, le perdite, promuovere il riciclaggio sistematico. Bisogna intervenire a monte sull’agricoltura, le industrie per convertire i cicli ad alto consumo. Tra gli interventi a monte, valore strategico hanno quelli di rimboschimento, anche per salvaguardare la risorsa idrica.
Un'altra grande questione riguarda i fiumi: la rivitalizzazione dei corsi d’acqua, garanzie di un flusso minimo vitale per i fiumi , e il rimpinguamento delle grandi falde è di importanza capitale, come il controllo rigoroso degli scarichi inquinanti, attraverso, anzitutto, il loro censimento.
Occorre combattere gli sprechi e gli usi eccessivi, finanziando a tasso agevolato la realizzazione di impianti irrigui in agricoltura a basso consumo d'acqua e che vengano incentivate coltivazioni con minore consumo di acqua, favorendo l'installazione di strumenti di risparmio, riuso, riciclo dell'acqua nelle abitazioni.
Il risanamento della rete di distribuzione, al cui cattivo stato, come è noto, sono imputabili notevolissime perdite, deve essere ovviamente una priorità; su questo capitolo vanno investiti anche i fondi europei della programmazione 2007-2013.

Mentre ci opponiamo fermamente alle privatizzazioni, riteniamo anche necessaria una svolta radicale rispetto al passato governo solo formalmente "pubblico" dei beni comuni e, in primis, dell’acqua.
Gestire una risorsa o un servizio in modo "pubblico" non vuol dire semplicemente affidarlo allo Stato o agli Enti locali. L'esperienza passata insegna, infatti, che logiche privatistiche possono inquinare comunque le scelte di questi soggetti. E' allora necessario un nuovo concetto di "pubblico": può definirsi pubblica solo una gestione partecipata e democratica.
Gestire una risorsa in modo pubblico non può nemmeno significare la moltiplicazione ingiustificata dei costi: per questo è prioritario l’unificazione dei due consigli d’amministrazione dell’Alto Calore.

Dobbiamo affermare il principio che i beni comuni non sono merci e che vanno quindi sottratti alla logica del mercato e del profitto.
Si tratta di una battaglia di cruciale importanza: oggi che il capitale tende ad appropriarsi di ogni elemento dell’ecosistema planetario e della vita stessa.