sabato 28 giugno 2008

Oltre il fallimento dell'Unione

L’Unione ha fallito.
Questo ci dice l’esperienza del Governo Prodi, su cui hanno pesato negativamente le pressioni dei poteri forti e in cui tutta la sinistra non è riuscita ad incidere adeguatamente. Non si è realizzato il nostro progetto: quello di un governo capace di rappresentare una drastica alternativa a Berlusconi e di stabilire un rapporto profondo con la società e i movimenti.
Ma questo fallimento ce lo abbiamo sotto gli occhi anche, in molti casi, negli Enti della provincia di Avellino dove, spesso, l’Unione ha portato avanti politiche inaccettabili, e si caratterizza per comportamenti clientelari, logiche prevalentemente spartitorie, pratiche poco trasparenti e per nulla partecipate.

Certamente, però, di fronte alla vittoria delle destre, nel Paese e in Irpinia, non si può sottovalutare la necessità di contrastare quest’avanzata, anche a partire, laddove è possibile, dalla costruzione di coalizioni di un nuovo centro-sinistra per il governo degli Enti Locali. Non è affatto scontato l’esito di questo tentativo, ma bisogna provarci.
Rifondazione e la sinistra, anche in Irpinia, sconfiggendo una certa propensione alla marginalità, hanno il dovere, quando ci sono le condizioni, di misurarsi con l’amministrazione degli enti locali. Questo tentativo va condotto senza rinunciare in alcun modo alla nostra autonomia e dando centralità alle questioni programmatiche, portando con radicalità le istanze, i bisogni e le rivendicazioni delle fasce sociali più deboli della nostra provincia, ponendo un argine alle politiche neoliberiste.

Il confronto politico con le altre forze democratiche, anche per ciò che riguarda l’Ente Provincia, non può limitarsi esclusivamente alle segreterie di partito: devono essere coinvolti i movimenti, le organizzazioni sindacali e il mondo dell’associazionismo. E su alcune scelte di particolare valore politico e simbolico, sui programmi quanto sulle candidature, si devono sperimentare spazi di reale partecipazione aperti ai cittadini.
L’avvio del confronto necessita della rimozione, da parte del PD, dell’ideologia dell’autosufficienza: una pratica irragionevole che ha consentito nel Paese lo sfondamento della destra alle recenti elezioni politiche.

In particolare il Prc deve contribuire, in questo quadro, alla convergenza delle forze della sinistra.
Grande attenzione va posta, nell’elaborazione programmatica, ad alcune questioni: raccolta differenziata spinta, compostaggio e politiche sui rifiuti; attivazione di politiche sociali e di integrazione nei confronti di portatori di handicap, giovani, donne, migranti, disoccupati, anziani; promozione degli spazi sociali e di attività culturali; valorizzazione e salvaguardia del patrimonio ambientale e culturale; azione di monitoraggio delle condizioni di lavoro e tutela dei diritti dei lavoratori; politiche di riduzione della precarietà e della disoccupazione; blocco delle politiche di privatizzazione dei servizi pubblici.
Un posto di rilievo nel nostro impegno politico-istituzionale deve avere la promozione di politiche partecipative.
Dobbiamo lavorare alla costruzione di luoghi e percorsi istituzionali che possano facilitare la comunicazione sociale per una riflessione collettiva sui futuri possibili del territorio che, di solito, invece sono decisi altrove dai grandi poteri privati e pubblici.
Coinvolgere nel processo partecipativo il maggior numero di abitanti e di attori sociali, attivare istituti permanenti di co-decisione nel governo locale (referendum, ecc), permette di produrre politiche pubbliche più efficaci, più giuste, più democratiche.