Oggi nessuno può dire, come è avvenuto per troppo tempo, che ad Avellino la camorra non c’è! Certo non siamo a Casal di Principe, ma il fenomeno esiste.
La marcia Quindici-Lauro contro la camorra, organizzata da Libera e dai Giovani Comunisti e sostenuta dal Partito anche con la presenza del compagno Forgione, allora Presidente della Commissione Antimafia, rappresenta il tentativo necessario per provare a squarciare quel velo di ipocrisia funzionale a quanti raccontano l’Irpinia come un’isola felice.
Con iniziative come questa, con la campagna “Stop camorra” promossa dalla Federazione, abbiamo voluto dare un segnale di riscatto e di speranza a quanti vorrebbero denunciare, nella nostra provincia, fenomeni criminali come il riciclaggio, il racket estorsivo e la penetrazione nel sistema degli appalti pubblici.
Anche qui in Irpinia la criminalità organizzata penetra profondamente i poteri e i lavori pubblici: questo ci dicono gli atti intimidatori verificatisi nel corso dell’ultimo anno a danno di molte imprese edili e i dati ufficiali che parlano di ribassi medi del 29% per l’aggiudicazione degli appalti nella nostra provincia.
Da questo punto di vista la scelta di procedere all’adozione di un Protocollo che contrasti il tentativo di infiltrazione camorristica negli appalti pubblici è un fatto assolutamente importante ma ancora insufficiente.
La cosiddetta Stazione Unica Appaltante rappresenta lo strumento migliore per mettere gli appalti al di fuori del raggio d’azione e d’influenza della criminalità organizzata.
Oggi questa scelta è resa tanto più necessaria, visto che il Quadro Strategico Nazionale ha previsto, per il Mezzogiorno, investimenti per oltre 100 miliardi di euro da qui ai prossimi anni: un’occasione irripetibile di accumulazione capitalistica per il sistema economico camorrista.
Inoltre, il rischio che la camorra possa mettere le mani anche sull’esternalizzazione dei servizi pubblici, così come denunciano i documenti della Commissione Parlamentare Antimafia, dovrebbe suggerire una maggiore cautela in merito a certe scelte liberiste e indicare la necessità di estendere le funzioni della Stazione Unica Appaltante anche a servizi e forniture pubbliche.
L’infiltrazione nei poteri pubblici, la notevole diffusione di pratiche clientelari, chiede al Prc e alla sinistra di marcare una netta differenza politico-culturale e di avversare apertamente queste intollerabili degenerazioni.
La questione morale è esplosa oggi nella sua drammatica interezza. Tutto questo rappresenta un autentico cancro che indebolisce la democrazia in gran parte del Mezzogiorno, un cancro che va assolutamente estirpato.
Di fronte a tali degenerazioni, la Sinistra deve chiedere ai suoi interlocutori politici chiari e forti segnali sul terreno della moralità pubblica.